La nuova frontiera dei pagamenti in rete.

Facendo acquisti negli esercizi commerciali statunitensi, è sempre più alta la probabilità di imbattersi nell’icona di Apple Pay – il sistema di pagamento POS contactless sviluppato da Cupertino – che campeggia insieme ai sistemi più tradizionali, quelli cui siamo ormai abituati da anni. Al di là delle percentuali sul suo tasso di adozione (lanciato a novembre 2014, dopo un mese rappresentava l’1% di tutti i pagamenti digitali negli Stati Uniti, oggi si parla di percentuali superiori al 6%), qualche riflessione merita il perché di un successo che sembra andare al di là di numeri e statistiche.

Chiunque riesca – che si chiami Apple o in qualunque altro modo – a creare sistemi di pagamento che uniscano alla sicurezza (non solo informatica ma anche percepita dall’utente) semplicità e rapidità di utilizzo, avrà in mano una carta vincente per aggiudicarsi una parte importante del sempre più ricco mercato delle transazioni online. Quello della Mela è il tentativo di dare una risposta a questa esigenza (tentativo certo non unico e non definitivo) avendo alle spalle la potenza di fuoco di un marchio che consente – almeno in fase iniziale – di avere voce in capitolo con istituti bancari e distribuzione.

Se sarà interessante vedere gli sviluppi di questa iniziativa (e di altre parallele, a cominciare da quella cui si dice stiano lavorando i grandi marchi della GDO d’oltreoceano), può essere altrettanto interessante dare uno sguardo a quello che succede più vicino a noi. Al momento, nel vecchio continente, il sistema Apple Pay è disponibile solo nel Regno Unito, anche se la possibilità di un suo ampliamento ad altri paesi non pare essere così remota. E in Italia quale è la situazione?

A dispetto della tradizionale diffidenza degli italiani per carte di credito e pagamenti in rete, anche nel nostro Paese gli acquirenti online sono in crescita, seppure con tassi inferiori a quelli degli altri stati comunitari. Ma come pagano gli oltre 14 milioni di navigatori che utilizzano la rete anche per acquistare? A farla da padrone sono le carte di credito, che offrono in molti casi doppi sistemi di controllo (basti pensare al diffuso “Verified by Visa”) o la possibilità di ricorrere a carte prepagate, dove è possibile impostare massimali di spesa legati alle singole esigenze (e comunque di solito inferiori alla soglia di una carta tradizionale). Una buona diffusione ha raggiunto anche il sistema di pagamento PayPal (di proprietà di eBay), che funziona in maniera molto simile a un conto corrente (attraverso questo sistema è possibile anche inviare e ricevere denaro) e che presenta ottime garanzie di sicurezza.

Anche da noi però la nuova frontiera pare essere quella del Mobile Payment, purché – come dicevamo – in grado di offrire sicurezza e semplicità di accesso. In sostanza l’obiettivo è quello di effettuare gli acquisti direttamente attraverso il proprio  smartphone: online tramite applicazioni dedicate; nei punti fisici usando il telefono come carta di credito, utilizzando la tecnologia NFC (Near Field Communicaction) che è parte anche del processo disegnato da Apple. Prodromiche a questo ulteriore sviluppo possono essere considerate le carte di credito contactless – già presenti in maniera piuttosto massiccia nella distribuzione organizzata in Italia – che non richiedono l’inserimento fisico della carta nel lettore ma consentono il pagamento tramite il semplice avvicinamento, riducendo in maniera sensibile i tempi della transazione.

 

Rossella Vignoletti

Digital Strategic Consultant – rossella.vignoletti@macrosconsulting.it

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2016-10-12T09:55:14+00:00 31 agosto 2015|Articoli, News|0 Comments

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